I cortometraggi di Talantis Channel mi hanno colpito parecchio, ultimamente, per la complessità e la visionarietà delle loro storie, alternata spesso da momenti di vero spasso.
Richiesta, per la comprensione, una certa familiarità con la lingua francese.
Altrimenti godetevi con beata inconscienza (e discreta sottotitolanza) i prodigi dell'animazione 3D.
I miei preferiti? Oracle, Lionel, EX-E.T.
Non è la prima volta, e non sarà di certo l'ultima.
Ma in tempi come questi mi sembra un forte segnale a favore di un'inversione di tendenza per quanto riguarda il flusso dell'informazione.
Sto parlando di questo.
Angry Birds, il popolarissimo gioco per mobile device, diventa protagonista di un divertente sketch sulla tv Israeliana. Quasi 4 milioni di views, a tutt'oggi.
Segue la notizia, forse in maniera casuale o forse no, direttamente da parte della casa produttrice, del progetto di trasformare Angry Birds in una serie animata. Non ci stupiremmo se la trovassimo in tv, sostiene Mashable.
Quindi?
Un giro di boa che identifica un momento preciso, a mio parere: si allontanano i tempi in cui i contenuti above the line venivano tradotti e ridotti in fenomeni digitali, a complemento di una comunicazione di matrice push, si realizza l'utopia di un mondo dell'informazione diverso, in cui le molteplici forme dell'entertainment e dei contenuti di matrice digitale contagiano gli altri media, come conquistatori delle vestigia di un mondo decadente, che ha bisogno di reinventarsi per sopravvivere e non venire cannibalizzato.
In sintesi, digital rulez, once again.
Ma in tempi come questi mi sembra un forte segnale a favore di un'inversione di tendenza per quanto riguarda il flusso dell'informazione.
Sto parlando di questo.
Angry Birds, il popolarissimo gioco per mobile device, diventa protagonista di un divertente sketch sulla tv Israeliana. Quasi 4 milioni di views, a tutt'oggi.
Segue la notizia, forse in maniera casuale o forse no, direttamente da parte della casa produttrice, del progetto di trasformare Angry Birds in una serie animata. Non ci stupiremmo se la trovassimo in tv, sostiene Mashable.
Quindi?
Un giro di boa che identifica un momento preciso, a mio parere: si allontanano i tempi in cui i contenuti above the line venivano tradotti e ridotti in fenomeni digitali, a complemento di una comunicazione di matrice push, si realizza l'utopia di un mondo dell'informazione diverso, in cui le molteplici forme dell'entertainment e dei contenuti di matrice digitale contagiano gli altri media, come conquistatori delle vestigia di un mondo decadente, che ha bisogno di reinventarsi per sopravvivere e non venire cannibalizzato.
In sintesi, digital rulez, once again.
Anno nuovo, vita uguale.
E dire che ci ho provato. Con forza, anche.
Niente, neanche una bella commozione cerebrale ha risvegliato in me il dono della regina del focolare.
Anche nel 2011 continua la saga delle mie tremende esperienze ai fornelli.
Perché in fondo, diciamocelo, è bello avere certezze su cui poter contare.
RICETTA N°4: Disastro all'alta quota.
Ora, per questa ricetta è opportuno fare una visita oltralpe e acquistare al primo Austriagrill un pacco formato famiglia di spatzle e qualche confezione originale di formaggio all'aroma di piede. Ve ne tornate belli belli al vostro focolare, accendete il fornello, mettete la padella sul fuoco e aggiungete gli spatzle, col proposito di lasciarli rosolare per bene.
E già avete fatto una bella cagata.
Perchè mentre tagliate il formaggio a cubetti per farlo squagliare a contatto con la fiamma, lo spatzle si bruciacchia. Quindi aggiungete il formaggio alla padella e rigirate tutto per far aderire il formaggio con la fonte di calore, ma più rigirate più il formaggio riaffiora (per non so quale postilla della legge di Murphy).
Esasperati, aggiungete un quintale di burro, che serve a dare tregua ai poveri gnocchetti che ormai sembrano dei Ringo: neri sotto, bianchi sopra.
Il burro prolunga l'agonia di qualche minuto, tanto quanto basta per lasciar sciogliere il formaggio.
Ed è qui che entra in scena l'estro culinario: con abile mossa e abile mestolata riuscite a spaccare gli spatzle in modo da lasciare il bruciato attaccato alla padella, e il buono sopra, creando un enorme gnocco collificato dal formaggio, ma che dico, una palla filamentosa pronta a chiamarvi "mamma" appena voltate lo sguardo.
Buttate il mostro sul piatto e la padella nel lavello. Condite con abbondante pepe sia il piatto che il lavello: cancella la tracce del bruciato.
Versatevi un abbondante bicchiere di Brunello di Montalcino.
Estasiati e inebriati dall'alcol potete mangiare anche il vostro erede formaggioso.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Indignazione dei vicini a causa degli odori provenienti dalla vostra finestra, senso di colpa, senso di svenimento, senso di ebbrezza, sesto senso.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
E dire che ci ho provato. Con forza, anche.
Niente, neanche una bella commozione cerebrale ha risvegliato in me il dono della regina del focolare.
Anche nel 2011 continua la saga delle mie tremende esperienze ai fornelli.
Perché in fondo, diciamocelo, è bello avere certezze su cui poter contare.
RICETTA N°4: Disastro all'alta quota.
Ora, per questa ricetta è opportuno fare una visita oltralpe e acquistare al primo Austriagrill un pacco formato famiglia di spatzle e qualche confezione originale di formaggio all'aroma di piede. Ve ne tornate belli belli al vostro focolare, accendete il fornello, mettete la padella sul fuoco e aggiungete gli spatzle, col proposito di lasciarli rosolare per bene.
E già avete fatto una bella cagata.
Perchè mentre tagliate il formaggio a cubetti per farlo squagliare a contatto con la fiamma, lo spatzle si bruciacchia. Quindi aggiungete il formaggio alla padella e rigirate tutto per far aderire il formaggio con la fonte di calore, ma più rigirate più il formaggio riaffiora (per non so quale postilla della legge di Murphy).
Esasperati, aggiungete un quintale di burro, che serve a dare tregua ai poveri gnocchetti che ormai sembrano dei Ringo: neri sotto, bianchi sopra.
Il burro prolunga l'agonia di qualche minuto, tanto quanto basta per lasciar sciogliere il formaggio.
Ed è qui che entra in scena l'estro culinario: con abile mossa e abile mestolata riuscite a spaccare gli spatzle in modo da lasciare il bruciato attaccato alla padella, e il buono sopra, creando un enorme gnocco collificato dal formaggio, ma che dico, una palla filamentosa pronta a chiamarvi "mamma" appena voltate lo sguardo.
Buttate il mostro sul piatto e la padella nel lavello. Condite con abbondante pepe sia il piatto che il lavello: cancella la tracce del bruciato.
Versatevi un abbondante bicchiere di Brunello di Montalcino.
Estasiati e inebriati dall'alcol potete mangiare anche il vostro erede formaggioso.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Indignazione dei vicini a causa degli odori provenienti dalla vostra finestra, senso di colpa, senso di svenimento, senso di ebbrezza, sesto senso.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
E' Natale e a Natale si può dare di più.
Io vi do questo.
Questo per il Natale.
Per il 2011, invece, un augurio sincero.
Che possiate augurare a voi stessi quello di cui avete veramente bisogno, e che possiate augurarlo anche alle persone che lo meritano davvero.
E per quest'anno, basta così.
Io vi do questo.
Questo per il Natale.
Per il 2011, invece, un augurio sincero.
Che possiate augurare a voi stessi quello di cui avete veramente bisogno, e che possiate augurarlo anche alle persone che lo meritano davvero.
E per quest'anno, basta così.
L'avete fatto di nuovo.
Siete andati all'IKEA.
E nella moltitudine immensa di cuscini, coperte fucsia, asciugamani verde mela, appoggiatesta, appoggiacomputer, appoggiagomiti, pelouche a forma di elefante, di farfalla, di orecchio e coniglietto, palle di Natale, palle di pelo, librerie Billa (non bisogna mai lasciarsele scappare), trapani e quant'altro, avete visto la cassa.
L'avete raggiunta.
L'avete superata.
E siete entrati nella mitica bottega svedese.
Il luogo incantato.
Ecco, giunti questo punto, per favore, cercate di concentrarvi.
Dovete trovare una confezione sui toni del rosso e del bianco, a forma di cartone del latte. Acquistarla.
Uscire. E via, siete pronti per una nuova apocalisse gastronomica.
Il contenuto di quel favoloso brik altro non è che una miscela di farine integrali la cui principale è la segale. Le altre non le so, informatevi da soli perchè io preferisco non sapere.
Tutto quello che dovete fare, a questo punto, è preparare la nostra fantastica ricetta.
RICETTA N°3: Mattonella svedese.
rovesciare il miscuglio in un'ampia ciotola, e mescolare aggiungendo acqua fino a formare un composto grumoso e dal colore poco invitante. Dopodichè, accorgervi con orrore che non possedete né carta da forno, né burro per imburrare la teglia che non avete trovato: eh si, perchè manco quella c'avete in casa.
Quindi prendete quella cosa argentata a forma di cosa argentata che vi capita tra le mani e la cospargete in lungo e in largo degli avanzi di strutto che trovate nel frigo. (Precisazione obbligatoria: il vostro frigo potrà essere vuoto quanto volete, ma mai e poi mai deve mancare un panetto di strutto. MAI. Mia nonna si rivolterebbe nella tomba se ciò accadesse).
Su questa cosa sberluccicante voi versate l'impasto, infornate il tutto e ve ne andate a farvi i fatti vostri per un'ora.
Tornate in cucina pimpanti e assaporate il delizioso profumino che si è sparso ovunque. Eh già. Fare il pane in casa è una goduria. Avvicinatevi circospetti al forno ed estraetene con estrema cautela una mattonella del peso specifico di un bimbo di 3 anni dall'invitante color piccione morto/moribondo.
Poi provate a sbatterla contro il muro.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Visto? Pane indistruttibile. E' buonissimo e morbidissimo, ma per scoprirlo dovrete riuscire a distruggere la crosta marmorea che lo strutto a contatto con la segale gli avrà formato tutto intorno.
Mal che vada potete usarlo come centrotavola.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Delirium tremens causato dalla sovraesposizione delle narici al profumino di pane appena sfornato, escoriazioni varie, buchi sui muri, lacime amare.
Se riuscite ad addentarlo: pesantezza esistenziale, masticazione perenne, sonnolenza.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
Siete andati all'IKEA.
E nella moltitudine immensa di cuscini, coperte fucsia, asciugamani verde mela, appoggiatesta, appoggiacomputer, appoggiagomiti, pelouche a forma di elefante, di farfalla, di orecchio e coniglietto, palle di Natale, palle di pelo, librerie Billa (non bisogna mai lasciarsele scappare), trapani e quant'altro, avete visto la cassa.
L'avete raggiunta.
L'avete superata.
E siete entrati nella mitica bottega svedese.
Il luogo incantato.
Ecco, giunti questo punto, per favore, cercate di concentrarvi.
Dovete trovare una confezione sui toni del rosso e del bianco, a forma di cartone del latte. Acquistarla.
Uscire. E via, siete pronti per una nuova apocalisse gastronomica.
Il contenuto di quel favoloso brik altro non è che una miscela di farine integrali la cui principale è la segale. Le altre non le so, informatevi da soli perchè io preferisco non sapere.
Tutto quello che dovete fare, a questo punto, è preparare la nostra fantastica ricetta.
RICETTA N°3: Mattonella svedese.
rovesciare il miscuglio in un'ampia ciotola, e mescolare aggiungendo acqua fino a formare un composto grumoso e dal colore poco invitante. Dopodichè, accorgervi con orrore che non possedete né carta da forno, né burro per imburrare la teglia che non avete trovato: eh si, perchè manco quella c'avete in casa.
Quindi prendete quella cosa argentata a forma di cosa argentata che vi capita tra le mani e la cospargete in lungo e in largo degli avanzi di strutto che trovate nel frigo. (Precisazione obbligatoria: il vostro frigo potrà essere vuoto quanto volete, ma mai e poi mai deve mancare un panetto di strutto. MAI. Mia nonna si rivolterebbe nella tomba se ciò accadesse).
Su questa cosa sberluccicante voi versate l'impasto, infornate il tutto e ve ne andate a farvi i fatti vostri per un'ora.
Tornate in cucina pimpanti e assaporate il delizioso profumino che si è sparso ovunque. Eh già. Fare il pane in casa è una goduria. Avvicinatevi circospetti al forno ed estraetene con estrema cautela una mattonella del peso specifico di un bimbo di 3 anni dall'invitante color piccione morto/moribondo.
Poi provate a sbatterla contro il muro.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Visto? Pane indistruttibile. E' buonissimo e morbidissimo, ma per scoprirlo dovrete riuscire a distruggere la crosta marmorea che lo strutto a contatto con la segale gli avrà formato tutto intorno.
Mal che vada potete usarlo come centrotavola.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Delirium tremens causato dalla sovraesposizione delle narici al profumino di pane appena sfornato, escoriazioni varie, buchi sui muri, lacime amare.
Se riuscite ad addentarlo: pesantezza esistenziale, masticazione perenne, sonnolenza.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
Ah.
Finalmente un bel gioco da copy.
Certo che ci divertiamo veramente con poco.
Vabbè, se volete vedere cosa ho combinato io con 26 lettere e cosa hanno combinato tanti altri loschi figuri, seguite questa traccia.
Vabbè, se volete vedere cosa ho combinato io con 26 lettere e cosa hanno combinato tanti altri loschi figuri, seguite questa traccia.
A QWERTY STORY: La maledizione del J27: "Quel weekend, esoteriche riflessioni terrorizzavano Ylenia: un insolito onomastico pensando alla superstizione dei fantasmi giovani (Hendr..."
G'morning, fellas. Come dite? Ah si. Ho avuto un weekend piuttosto lungo.
Comunque, procediamo.
E' lunedì mattina e il vostro cervello si rifiuta categoricamente di seguirvi.
E' lunedì mattina e riscoprite il piacere di dover ricapitolare, al vostro risveglio, informazioni importanti quali chi siete, dove siete, cosa fate e soprattutto perché lo fate, perché non ve lo ricordate.
Sensazione che credevate dimenticata e invece, oppalà, è di nuovo parte di voi.
E' lunedì mattina e avete la proprietà lessicale di un poppante e il vocabolario di un alieno venuto dallo spazio profondo.
Insomma, è lunedì mattina, non ve lo devo spiegare io.
Quindi?
Non fate fatica.
Procedete con un risveglio neuronale soft.
Lyrics facili e motivetti orecchiabili. Quel tanto che vi basta per carburare fino all'agenzia e rovinare sulla poltrona in attesa che l'italiano che è in voi si risvegli.
Ecco a voi una lista di canzoni adatte al lunedì mattina: orecchiabili e con lyrics totalmente assenti.
e per finire, un Julian Casablancas che il suo weekend non l'ha ancora superato:
Mi aspetto di vedervi tutti allegri, fischiettanti e biascicanti "No, people they don't understand, no spaceships they won't understand, no grandsons they don't understand" sulle vostre strade verso la ripresa di conoscenza.
Comunque, procediamo.
E' lunedì mattina e il vostro cervello si rifiuta categoricamente di seguirvi.
E' lunedì mattina e riscoprite il piacere di dover ricapitolare, al vostro risveglio, informazioni importanti quali chi siete, dove siete, cosa fate e soprattutto perché lo fate, perché non ve lo ricordate.
Sensazione che credevate dimenticata e invece, oppalà, è di nuovo parte di voi.
E' lunedì mattina e avete la proprietà lessicale di un poppante e il vocabolario di un alieno venuto dallo spazio profondo.
Insomma, è lunedì mattina, non ve lo devo spiegare io.
Quindi?
Non fate fatica.
Procedete con un risveglio neuronale soft.
Lyrics facili e motivetti orecchiabili. Quel tanto che vi basta per carburare fino all'agenzia e rovinare sulla poltrona in attesa che l'italiano che è in voi si risvegli.
Ecco a voi una lista di canzoni adatte al lunedì mattina: orecchiabili e con lyrics totalmente assenti.
e per finire, un Julian Casablancas che il suo weekend non l'ha ancora superato:
Mi aspetto di vedervi tutti allegri, fischiettanti e biascicanti "No, people they don't understand, no spaceships they won't understand, no grandsons they don't understand" sulle vostre strade verso la ripresa di conoscenza.
La domenica mattina.
Quella bolla di sapone tra la settimana uscente e quella entrante. Quel mal di testa tra la sera prima e la mattina dopo. Quel vuoto pneumatico tra un'idea chiusa e una ancora da aprire.
Quel misto confuso tra smarrimento, allegria, relax, carburante e nausea.
La domenica mattina è il non luogo perfetto per riflettere.
Pentirsi dei propri errori.
E giurare di non farlo mai più.
Fino alla domenica dopo.
I Nokeys sono come la domenica mattina.
Un buco spaziotemporale dove rifugiarsi anche solo per un attimo. Per poi sentire la verità che volevamo nascondere.
Perchè conoscono quell'ingannevole distanza tra una calma apparente e una devastante tempesta interiore.
Perchè conoscono l'incomprensibile magia di saper parlare dritto al cuore degli uomini, anche quando hanno dimenticato di averne uno, o anche quando fanno semplicemente finta di non sentirlo.
Forse è per questo che il nuovo video dei Nokeys esce di domenica mattina. Forse.
Nel video c'è tutto questo.
E non fa male.
Auguro anche a voi di trovarlo.
Tenetelo nascosto, tenetelo per voi.
Fino alla prossima domenica mattina.
E se ci riuscite, già che ci siete, trovate anche l'autrice.
E' nascosta nelle pieghe delle sue domeniche. E anche in qualche frame.
Quella bolla di sapone tra la settimana uscente e quella entrante. Quel mal di testa tra la sera prima e la mattina dopo. Quel vuoto pneumatico tra un'idea chiusa e una ancora da aprire.
Quel misto confuso tra smarrimento, allegria, relax, carburante e nausea.
La domenica mattina è il non luogo perfetto per riflettere.
Pentirsi dei propri errori.
E giurare di non farlo mai più.
Fino alla domenica dopo.
I Nokeys sono come la domenica mattina.
Un buco spaziotemporale dove rifugiarsi anche solo per un attimo. Per poi sentire la verità che volevamo nascondere.
Perchè conoscono quell'ingannevole distanza tra una calma apparente e una devastante tempesta interiore.
Perchè conoscono l'incomprensibile magia di saper parlare dritto al cuore degli uomini, anche quando hanno dimenticato di averne uno, o anche quando fanno semplicemente finta di non sentirlo.
Forse è per questo che il nuovo video dei Nokeys esce di domenica mattina. Forse.
Nel video c'è tutto questo.
E non fa male.
Auguro anche a voi di trovarlo.
Tenetelo nascosto, tenetelo per voi.
Fino alla prossima domenica mattina.
E se ci riuscite, già che ci siete, trovate anche l'autrice.
E' nascosta nelle pieghe delle sue domeniche. E anche in qualche frame.
Ricette Sbagliate n°2: se siete malati, fatevi un brodino.
Esagerato da
Lav
alle
18:31
venerdì 8 ottobre 2010
Anche questa settimana mi sono dovuta cimentare in cucina. Più per necessità che per velleità, a dirla tutta, comunque ho messo piede in cucina un'altra volta.
Devo dire però che ultimamente sto migliorando a vista d'occhio: non noto più, da qualche tempo a questa parte, quel clima post bellico che solitamente accompagna i miei pasticci, con allagamenti in zona acquaio e eruzioni vulcaniche in zona fornelli. La qual cosa costituisce un sollievo per le mie coinquiline, e non è un problema per me: so che posso ancora dare molto, in merito a disastri culinari.
Comunque, il giretto all'Esselunga dello scorso weekend mi ha dato l'idea brillante per questa delizia, perfetta per i febbricitanti.
RICETTA N°2: DISASTRI ESPLOSIVI ALL'AROMA DI ZUCCA.
Anche questa è semplicissima. Voi prendete una bella fettona di zucca, disponibile in qualsiasi supermercato, la bollite e la frullate fino a ridurla in purè. A questo punto, morbidosa e arancione com'è, la mettete in un pentolino insieme a un po' di latte o panna, a seconda dei vostri gusti, mescolando ogni tanto per amalgamare bene il tutto. Se non avete lo sbattimento di cucinarvi sta zucca, potete ricorrere a un vecchio trucchetto: la comprate già fatta sotto forma di tetrapack verde ramarro Knorr. Mh Mh. Delicious. Siccome avete tempo per rilassarvi, nel frattempo, visto che siete malati, vi potete preparare anche un delizioso té caldo, mettendo l'acqua a bollire lì di fianco, e sbriciolare una bella aspirina in un bicchierone d'acqua. Naturalmente, visto che siete malati come poco fa, tutto vi cadrà dalle mani, e la bella aspirina andrà a condire la vostra cremina di zucca sparendo nei magmi del pentolino. Poco male: l'amaro dell'acido acetilsalicilico stempera il sapore dolciastro della zucca. Una spolverata di noce moscata e via, siete pronti ad affondare il cucchiaio in quella che si presenta come un'invitante colata di lava incandescente.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Nasi storti, espressioni di stupore alla vista dell'acrobazia ai fornelli, rapide e mistiche guarigioni sulla via verso il letto.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
Devo dire però che ultimamente sto migliorando a vista d'occhio: non noto più, da qualche tempo a questa parte, quel clima post bellico che solitamente accompagna i miei pasticci, con allagamenti in zona acquaio e eruzioni vulcaniche in zona fornelli. La qual cosa costituisce un sollievo per le mie coinquiline, e non è un problema per me: so che posso ancora dare molto, in merito a disastri culinari.
Comunque, il giretto all'Esselunga dello scorso weekend mi ha dato l'idea brillante per questa delizia, perfetta per i febbricitanti.
RICETTA N°2: DISASTRI ESPLOSIVI ALL'AROMA DI ZUCCA.
Anche questa è semplicissima. Voi prendete una bella fettona di zucca, disponibile in qualsiasi supermercato, la bollite e la frullate fino a ridurla in purè. A questo punto, morbidosa e arancione com'è, la mettete in un pentolino insieme a un po' di latte o panna, a seconda dei vostri gusti, mescolando ogni tanto per amalgamare bene il tutto. Se non avete lo sbattimento di cucinarvi sta zucca, potete ricorrere a un vecchio trucchetto: la comprate già fatta sotto forma di tetrapack verde ramarro Knorr. Mh Mh. Delicious. Siccome avete tempo per rilassarvi, nel frattempo, visto che siete malati, vi potete preparare anche un delizioso té caldo, mettendo l'acqua a bollire lì di fianco, e sbriciolare una bella aspirina in un bicchierone d'acqua. Naturalmente, visto che siete malati come poco fa, tutto vi cadrà dalle mani, e la bella aspirina andrà a condire la vostra cremina di zucca sparendo nei magmi del pentolino. Poco male: l'amaro dell'acido acetilsalicilico stempera il sapore dolciastro della zucca. Una spolverata di noce moscata e via, siete pronti ad affondare il cucchiaio in quella che si presenta come un'invitante colata di lava incandescente.
RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Nasi storti, espressioni di stupore alla vista dell'acrobazia ai fornelli, rapide e mistiche guarigioni sulla via verso il letto.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.
Bene, ci siamo.
Aspetto questo momento da un sacco di tempo.
Finalmente è arrivato; bando alle ciance.
L'automobile la lascio a mio fratello, insieme al mio scooter blu elettrico: è un affare di famiglia. Questioni di discendenza diretta.
Vestiti, gioielli, trucchi, lenzuola, asciugamani, borse, cinture cinturine e cinturoni, foulard e sciarpe, scarpe col tacco, smalti per le unghie, calzettoni colorati e cottonfioc usati alle amiche, più naturalmente laptop, memorie esterne, iPod, cornici digitali, telefonini usati, non usati, fusi e dimenticati, Tom Tom bugiardi e tanto altro ancora: se li spartiscano come meglio credono, secondo i loro gusti ma soprattutto secondo la loro taglia. E finalmente potranno dire di aver camminato nelle mie scarpe.
Il mio apparato snowboardistico al Capitano. In mia imperitura memoria.
La mia collezione di cd al re dei tre mondi. Così si diverte a metterli tutti in ordine di genere, di autore e come gli pare. Insieme al mio passaporto. Che lui li colleziona.
I poster con gli Smashing Pumpkins, Fight Club, la tipa che beve il caffè e Edward Hopper alla ritrovata cugina rock'n roll.
La bicicletta Itterizia alla mia coinquilina. Per tutta la pazienza dimostrata fino ad oggi. E per avermi lanciato le aspirine dal ciglio della porta in più occasioni.
Il mangiadischi Penny, sopravvissuto a anni di distruzione di masse, al mio art zingaro. Il vintage gli piace tanto. Forse riuscirebbe, con la sua pazienza certosina, anche a farlo funzionare di nuovo.
La mia prima macchina da scrivere, conservata con cura fino ad oggi, al mio guru copywriteristico. Se non altro perchè starebbe bene a casa sua. Un bel cimelio, là.
Le valigie (vuote) al mio ex fidanzato: ciò che una volta si allontanò, tornerà. Perchè il paradosso colpisce sempre.
I miei videogiochi d'antan (tipo il Nintendo Game Boy con Super Mario in bianco e nero o il Sega Game Gear) li lascio in ufficio. Secondo me a qualcuno piaceranno.
I libri regalateli: qualcuno saprà cosa farsene. Magari qualcuno li leggerà anche.
I miei vinili suonateli finché non si formano dei buchi nei solchi. Disperdete tutti quei suoni insieme a me.
I miei diari invece seppelliteli con me. Chi c'era a raccogliere i miei pensieri c'era, chi non c'era peggio per lui.
E ho capito che è solo una banale influenza, però la scena lasciatela fare anche a me, ogni tanto.
Aspetto questo momento da un sacco di tempo.
Finalmente è arrivato; bando alle ciance.
L'automobile la lascio a mio fratello, insieme al mio scooter blu elettrico: è un affare di famiglia. Questioni di discendenza diretta.
Vestiti, gioielli, trucchi, lenzuola, asciugamani, borse, cinture cinturine e cinturoni, foulard e sciarpe, scarpe col tacco, smalti per le unghie, calzettoni colorati e cottonfioc usati alle amiche, più naturalmente laptop, memorie esterne, iPod, cornici digitali, telefonini usati, non usati, fusi e dimenticati, Tom Tom bugiardi e tanto altro ancora: se li spartiscano come meglio credono, secondo i loro gusti ma soprattutto secondo la loro taglia. E finalmente potranno dire di aver camminato nelle mie scarpe.
Il mio apparato snowboardistico al Capitano. In mia imperitura memoria.
La mia collezione di cd al re dei tre mondi. Così si diverte a metterli tutti in ordine di genere, di autore e come gli pare. Insieme al mio passaporto. Che lui li colleziona.
I poster con gli Smashing Pumpkins, Fight Club, la tipa che beve il caffè e Edward Hopper alla ritrovata cugina rock'n roll.
La bicicletta Itterizia alla mia coinquilina. Per tutta la pazienza dimostrata fino ad oggi. E per avermi lanciato le aspirine dal ciglio della porta in più occasioni.
Il mangiadischi Penny, sopravvissuto a anni di distruzione di masse, al mio art zingaro. Il vintage gli piace tanto. Forse riuscirebbe, con la sua pazienza certosina, anche a farlo funzionare di nuovo.
La mia prima macchina da scrivere, conservata con cura fino ad oggi, al mio guru copywriteristico. Se non altro perchè starebbe bene a casa sua. Un bel cimelio, là.
Le valigie (vuote) al mio ex fidanzato: ciò che una volta si allontanò, tornerà. Perchè il paradosso colpisce sempre.
I miei videogiochi d'antan (tipo il Nintendo Game Boy con Super Mario in bianco e nero o il Sega Game Gear) li lascio in ufficio. Secondo me a qualcuno piaceranno.
I libri regalateli: qualcuno saprà cosa farsene. Magari qualcuno li leggerà anche.
I miei vinili suonateli finché non si formano dei buchi nei solchi. Disperdete tutti quei suoni insieme a me.
I miei diari invece seppelliteli con me. Chi c'era a raccogliere i miei pensieri c'era, chi non c'era peggio per lui.
E ho capito che è solo una banale influenza, però la scena lasciatela fare anche a me, ogni tanto.
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