Digital News: perché ostinarsi a chiamarle Serie tv?

sabato 12 febbraio 2011
Le mie ultime abitudini sanciscono quella che, ad ampio raggio, potremmo riconoscere come la vera e propria fine di un'era e l'inizio di un'altra.
L'affermarsi di una MTV Generation dalla scarsa attenzionalità ha prodotto un nuovo modo di attingere alle informazioni , e la creazione di un nuovo veicolo per il formarsi delle mitologie contemporanee: la serie Tv.
Facciamo un passo indietro. Assumiamo che i valori condivisi socialmente si trasmettano attraverso narrazioni di diverso tipo: la storia umana presenta, nella sua evoluzione, l'evoluzione dei modi stessi di raccontare, caratteristici ma più che altro corrispondenti a diverse formae mentis.
In principio fu il racconto orale, subito trasformato in trasposizione scritta, sfruttando un media di più facile conservazione. Da Esopo sulle pietre, alla Bibbia di Gutenberg (cosa credete), al film in tutti i suoi possibili generi, fino al programma televisivo: ogni generazione ha determinato la forma narrativa più adatta per i suoi valori fondanti. Come si sono evolute le forme narrative, così si sono evoluti i personaggi e gli eroi che venivano raccontati.
Ed eccoci, oggi, all'affermarsi della serie tv.
Questo, a mio parere, per diversi motivi: innanzitutto, la serie tv permette un'analisi sociale più ampia, grazie all'approfondirsi e alla caatterizzazione di diversi personaggi, e quindi di diverse storie che si intrecciano l'una sull'altra, permettendo un processo di scelta e identificazione più semplice.
Prendete MadMen: non credo che tutti vi identifichiate in Don Draper.
Io sono molto più Peggy, ad esempio. Per ovvi motivi.
Oppure prendete Misfits. Nathan è il portavoce di una generazione che si esprime attraverso diversi codici comportamentali, in maggior parte negativi. Tuttavia, c'è pur sempre spazio per le aberrazioni di ognuno.



Comunque sia, si tratta sempre di un'identificazione parziale. Il plus delle serie sta appunto nella loro shortness: via una, avanti un'altra. Proprio come la definizione dei processi identitari attuali, dove cambiamo schizofrenicamente maschera con la stessa velocità con cui cambiamo i calzini, perché le circostanze lo richiedono, data la complessità della vita urbana contemporanea.
La marginalità resta, forse proprio per questi motivi, un tema ricorrente. Anche se non ha l'accezione negativa di un tempo: il Bazinga di Sheldon Cooper (The Big Bang Theory) ne è una prova inconfutabile.

Ok. A fronte di tutto questo pippozzo, che non ha assolutamente nulla di geniale, ma si limita a esporre dati di fatto, io mi chiedo per quale motivo ci si ostini a chiamarle serie Tv. Visto che di Tv hanno ben poco.
Chi di voi le segue sul piccolo schermo e non, ad esempio, sui canali in streaming o scaricandoli direttamente dalla rete? L'ultima serie Tv vera e propria è stata Lost: un appuntamento settimanale che provocava liti tra fidanzati, serate improvvisate, ammassamenti di gente in tensione in mini appartamenti, senso di esclusione per chi non seguiva la serie (aka, io), etc. Roba grossa.
Adesso sfido chiunque fra voi a non seguire spararsi almeno 3 o 4 puntate di fila della sua serie preferita. Non ce la fate. Volete tutto e subito. Perché il digitale ve lo permette, e quindi, perché no? Ma questo, se ve ne siete accorti, è tutto fuorché Tv.
La risposta è questa: Naming: Fail.

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