Solo una cosa. Anzi due. Anzi tre. Poi taccio per almeno 24 ore.

martedì 29 giugno 2010
La prima cosa è che io faccio la pendolare da almeno 11 anni.

La prima volta avevo 15 anni. Andai da mio papà e gli dissi, papà, me li dai dei soldi che devo prendere un treno? E lui, per fare cosa? E io, papà, mi sono innamorata. Fu così che cominciai l'andirivieni sabatodomenicale alla volta di Firenze, una settimana si e una pure. Esci da scuola all'una, prendi il treno alle due, torni indietro la domenica alle 8. Così per quattro anni. A fare i compiti sull'Eurostar. In cui ho rischiato di morire una volta per incendio della carozza, sono stata molestata una volta, ho ascoltato un sacco di bei dischi col walkman. Tante volte.

La seconda volta avevo 22 anni, e vivevo in quattro città diverse contemporaneamente. A Parma studiavo, a Bologna dormivo, a Roma passavo i weekend e a Mallorca le estati. Sveglia alle 5.20 del mattino, scontro con mamma fantasmagorica in corridoio prima degli esami, colazione a RedBull e brioche appena sfornata alle 7.15 sui ponti di Parma ogni giorno. Così per due anni. A preparare gli esami sull'Intercity. In cui mi sono laureata una volta, sono stata molestata una volta, ho letto un sacco di bei libri. Tante volte.

La terza volta avevo 25 anni, e mi sono trasferita a Milano, e i miei in Austria. E quindi non posso dire niente perchè è stato solo un anno fa, e tuttora cerco di conciliare questo puzzle che ho tra le mani tenendo sempre una valigia a portata di mano. Come si fa quando si sta per partorire, no? Che l'equilibrio pazienza, ma di calzini puliti bisogna sempre averne un paio pronti.

E io avevo pensato a scrivere di questa vita sul treno. Si ci avevo proprio pensato, perchè chi non lo vive non ha idea della miriade di cose che possono succedere ogni volta su un vagone. Le persone che vedi. I discorsi che fai. Quel tempo che perdi, in fondo, si ma per cosa? E io avevo anche scritto un racconto, sui treni, dove un finestrino era indeciso su quale parte guardare, che fuori si il panorama era bello, ma dentro era un'altra cosa. Diciamo pure che era un modo come un altro per non addormentarsi durante le ore di italiano, e quindi per ripicca alla prof del caso io scrivevo e non ascoltavo. Abitudine che peraltro non ho mai perso del tutto.

Solo che il mio racconto l'ho scritto al liceo e fa anche un po' cagare a rileggerlo adesso. Che avevo uno stile un po' borioso, ai tempi.  Però c'è una persona che questo racconto sa scriverlo meglio di me. Tutti i giorni sulla pagina di Facebook. E ve lo racconta tutti i giorni con la sua voce, proprio la sua, su ShooTV. Si chiamano TrainDogs. E un po' Traindogs, capite, mi sento anche io. Se non altro per quella volta che ho rischiato di morire di cui vi parlavo poco fa.

La seconda cosa è che mi sono innamorata dei collage di Sinsi. Quelli che vedete qui, per intenderci. Sinsi ha una mente perversa, ma ha un cuore che funziona benissimo. E lunghi capelli rossi.
Oltre a ciò, Sinsi è anche una bravissima art director. Informazione che in questa sede mi sembra secondaria, ma magari qualcuno lo voleva sapere. Ma soprattutto, Sinsi ha fatto QUESTO collage che tra poco sarà in MIO possesso:

MIO! MIO! E' TUTTO MIO!
Da questa reazione si evince che i collage di Sinsi hanno su di me un effetto ancora più devastante delle caramelle, delle scarpe di Vivienne Westwood e delle spade laser.

E se vi state chiedendo cosa ci sia scritto là nell'angolino a sinistra, ecco che compare la grande verità:
SURVIVAL SECRET: IT GETS WORSE BEFORE BETTER. TRY NOT TO PANIC.
E anche sto mese abbiamo trovato un mantra che pare funzioni. 

La terza cosa che dovevo dire non me la ricordo più. Magari mi viene in mente domani.