Nevruz, una case study.

giovedì 30 settembre 2010
Stasera vorrei parlare di qualcosa di interessante.
Purtroppo, però, parlerò di X-Factor.
Anzi no!
Peggio!
Parlerò di Nevruz.
Dopotutto X-Factor è uno di quegli argomenti psuedointeressanti di cui, però, già troppa gente ha già parlato.
L'ennesima edizione è talmente poco interessante che posso parlarne senza troppi sensi di colpa.
Premettendo che non seguo pedissequamente X-Factor, non posso, a, prescindere dalla sua importanza mediatica, b, ricordare a tutti quanto famosa è ormai diventata la mia imitazione di Mara Maionchi nell'atto di pronunciare la mia parolina magica preferita: NO. (Special thanks to Sissa for the art direction). Bene, Nevruz, dicevamo. Nevruz è un caso mediatico piuttosto comune. L'esagerazione, il trasformismo, la borderlineness. Uno stile proposto e riproposto a fasi alterne nell'industria dell'entertainment. Cosa c'è di nuovo, quindi? Di nuovo c'è che, a rigor di logica, dopo averci (industria della moda e industria della musica sono i soggetti della frase) propinato prima il punk style (2007) , poi l'hard rock style (2008), per proseguire con l'indie rock style (2009) e concludere con un imprecisato 90's style (2010), a qualcuno è sembrato appropriato ripropinare anche un po' di glam rock style.
What's new? Oggettivamente, niente.
Tanto più che programmi come X-Factor non si vincono certo grazie unicamente a particolari abilità canore, ma servono altresì spiccate personalità e stili riconoscibili, se non addirittura aspirazionali e imitabili.
La domanda è: Nevruz ci è o ci fa?
La risposta è, come sempre, chissenefrega. Stiamo parlando di X- Factor. Spettacolo. O avanspettacolo, come sempre più spesso appare. Lo star stystem non vuole persone: vuole personalità e personaggi. La persona che propongono, che gli spettatori vogliono vedere pur non sapendolo è, generalmente, un personaggio: qualora il suddetto Nevruz se ne fosse costruito uno, non avrebbe fatto una scelta oggettivamente sbagliata.
Se invece ci troviamo davanti a una vera e propria persona, allora, tanto meglio: rocker è, rocker vuole essere, e il principio cardine del rocker è esagerare. Se sono qualità spontanee, ci troviamo davanti a un rocker crismatico ancor prima che carismatico, e la sua scelta di campo, nonostante il rock stia tornando una moda superata, lo rende ancora più figo.
Il fatto che se ne parli tanto è indicativo: Nevruz è esttamente quello che in linguaggio pubblicitario definiremmo oggi contagious.
Ma soprattutto, è l'incarnazione della grande verità enunciata da Elio:"il rock non vuole amici".
Perchè quando c'è il rock c'è tutto. Finchè una chitarra suonerà avremo ancora la forza di alzarci la mattina contro il cielo grigio e cantare tornando a casa ogni sera nel buio dell'indifferenza.
Quindi io adesso quasi quasi faccio come Copywater e vado a cancellare un po' dai miei contatti di Facebook. E anche oggi possiamo dire di aver concluso una serata con un bel rullo di rock'n roll.
Anzi, vado a riascoltarmi gli Arcade Fire.
E francamente dovreste farlo anche voi.
Che secondo me non l'avete sentita bene.
Le parole. Non le avete ascoltate bene.
A studiare, che poi interrogo.

Nella vita bisogna puntare su due cose: le cose che si sanno fare bene, e le cose che non si sanno fare affatto.
Io, per esempio, non so cucinare. NIENTE. Sono negata. Per essere bolognese, è abbastanza imbarazzante. Ma che ci devo fare, non ho proprio il talento.
C'è gente che ha rischiato la vita con i miei manicaretti.
C'è gente che, invitata a cena da me, ha telefonato alla mia migliore amica per sapere se era meglio venire già mangiata.
C'è gente che lavora con me e si piega con un finto sorriso a fare da cavia ai miei peggiori esperimenti in cucina, rischiando la vita in pausa pranzo.
C'è gente che comunque è ancora viva quindi secondo me è già un buon risultato. E mentre io continuo imperterrita a destreggiarmi malissimo tra pentole e padelle attentando alla salute di tutti, vi lascio qui le mie peggiori ricette. Nel caso in cui voleste anche voi uccidere qualcuno, prendendolo per la gola.

RICETTA N°1: Pasticcio tailandese.
Questa ricetta è semplicissima. Perfetta se avete poco tempo, molta fame e zero sbattimento.
Bastano una confezione di cous cous, petto di pollo, salsa di soia e un sacchettino di pinoli.
Procedete così: mettete il cous cous a cuocere nella sua acquetta. Nel frattempo tagliate il petto di pollo a dadini, passatelo nella farina e mettetelo a cuocere nella padella dove avrete messo a soffriggere l'olio.
Mentre girate e rigirate il pollo, purtroppo, il cous cous giungerà a cottura ultimata, aumentando esponenzialmente il suo volume: dovrete toglierlo dai fornelli e versarlo in una pirofila riempiendo bene il fondo. Quando tornerete a occuparvi del pollo, vi accorgerete con raccapriccio che sarà mezzo sbruciacchiato da un lato: nessun problema, lo affogate in un'abbondante fontana di salsa di soia, che oltre a insaporire il tutto darà al pollo un colorito uniforme e non sospetto. Unite i pinoli e saltate il tutto con maestria. Versate il pollo pinoloso e ancora fumante sul cous cous già preparato, e su cui avete versato un filo di salsa di soia - che altrimenti avanzava, cosa fai, la butti? - e servite con un sorriso da geisha.

RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Espressioni di disgusto - occhi torvi analizzando il contenuto del piatto - strani conati - sorprendenti esplosioni di entusiasmo (questa reazione è quella che tuttora mi preoccupa di più).
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene.

Fatevi la Pub-list: quando proprio non sapete cosa ascoltare.

giovedì 23 settembre 2010
Di creativi ne esistono di tutti i tipi.
Ci sono quelli silenziosi. Quelli chiaccheroni. Quelli fantasiosi. Quelli simpatici. Quelli antipatici. Quelli colti. Quelli distratti. Quelli semplici e quelli complessi.
Ma non esistono creativi pigri. Quello no. Un creativo pigro è contronatura.
Un creativo deve nutrirsi di stimoli. Sennò sta male. Non ce la fa. E' come un Free Willy nella vasca da bagno. Gli manca l'acqua, o meglio l'aria.
Il creativo è curioso. Deve esserlo. E se non lo è lo deve diventare.
Poi ognuno esprime la sua curiosità come esprime la sua creatività: un po' a cazzo di cane, a volte.
Ma un creativo che non ascolta musica è una cosa impensabile.
Il creativo si infila le sue cuffie e puff, pensa. O forse no, ma le cuffie le tiene lo stesso, quindi sembra che qualcosa pensi.
E qui casca l'asino. O meglio casco io.
Perché c'è musica e musica.
Ci sono playlist e playlist.
E le playlist per i pubblicitari non le ha ancora fatte nessuno.
Quei pubblicitari che devono litigare con gli account, risolvere un brief in 16 minuti, fare 82 modifiche in 72 secondi o semplicemente trovare un'ideona. Quei pubblicitari che a volte si annoiano, a volte ridono, a volte cazzeggiano, a volte sognano, a volte dormono.
Per tutti loro c'è la Pub-list: il suggerimento musicale giusto al momento giusto.
Così vi risparmiate un giretto su Youtube e downloadate a colpo sicuro. Ma soprattutto, vi mettete sui vostri brief senza perdere tanto tempo e tanta fatica in dischi che magari non ne valgono la pena.
Giusto?
Poi, se avete una cultura musicale decente bene.
Se non ce l'avete ve la fate.
Anche se non siete creativi.
Anche se non vi sentite neanche lontanamente creativi.
E quindi, come sempre, avete da guadagnarci qualcosa.

Ora, come post di inaugurazione dei questa seconda rubricona destinata ad avere immenso successo tra  voi giovani rampanti - sto ancora aspettando le vostre chiose alle Mezze Verità, comunque - vi aspettereste di vedere postati gli Arcade Fire con The Wilderness Downtown. E certo. Ha sconvolto tutti, rocknrollas e non. E invece no!

La sigla di apertura è un capolavorone che è sembrato passare inosservato.
L'ultimo lavoro di una band che piace, sempre, da sempre.
Che entra dentro e scuote l'anima "come il vento freddo sulla funicolare di Bergen", come ha detto una volta qualcuno. Dicendo la verità.
Vi presento il nuovo disco dei Royksopp.
Vi presento il ritorno dell'autunno, del cielo grigio e delle giacche pesanti come i giorni  che verranno, come i pensieri che si affolleranno nella testa, come la nebbia che tutto avvolge mentre tutto intorno a noi tace, come l'aria rarefatta allineando risvegli dentro albe meccaniche.
Vi presento "Senior".

Opening Season.

domenica 12 settembre 2010
E allora?
Siete rientrati dalle vostre vacanze, avete sentito la nostalgia dei luoghi che avete visitato, vi siete divertiti, avete raccontato ai vostri amici le vostre avventure, avete caricato 10.000 gallery su Facebook di spiagge, bambini, gelati, montagne, mari, colline, collane, sorrisi, disastri, devasti, il tutto ripreso da 800.000 angolazioni e magari pure un po' sfocate?
Siete tornati alle vostre scrivanie, avete faticosamente ripescato dalla memoria la password del pc, poi quella della posta, poi quella dolorosa del vostro conto in banca, poi quella del telefonino se siete stati così furbi da spegnerlo per almeno due settimane, e siete rientrati silenziosamente nelle vostre routine, nelle vostre vite, nei vostri affari e nei vostri guai?
Vi siete resi conto che tutto per un attimo è sembrato possibile, diverso, facile e lontano, per poi crollare davanti alla misera considerazione che tutto è sempre uguale, tutto procede come sempre, e voi siete cambiati, ma mica poi tanto, e anche voi in fondo siete quelli di prima?
Insomma. Siete tornati?
Bravi.

IO NO.
Cioè sono tornata anche io. Però non è proprio tutto tutto uguale.
Mi sto confrontando con  grandi temi. Alla ricerca delle risposte alle domande fondamentali.
Però quando cerco di scriverle, non riesco mai a concluderle. Non trovo le parole giuste.
Ed ecco la prima novità della stagione.

Dopo essermi a lungo arrovellata su come usare i 140 caratteri di Twitter in modo decente, vi presento le
MEZZE VERITA': grandi verità lasciate a metà.
Perchè ognuno poi crede in quello che gli pare.
Quindi potete dare il finale che più vi piace a ogni grande verità e rivendervela come preferite facendo un figurone coi presenti. Se proprio ci tenete potete anche farmi sapere come le avete chiuse; le trovate sul mio profilo Twitter, e quindi anche qui a fianco, quando mi pare.

Prossimamente su questi schermi parleremo di Facebook, advertising, neve fresca e soprattutto rock'n roll.
Tutto come prima. O niente come prima. Vedremo.