Orgoglio copy, orgoglio blogger.

martedì 22 febbraio 2011
Ecco a voi il comunicato stampa dell'assalto e della conquista all'ADCI da parte della cosiddetta Armata Brancaleone.
Orgoglio Blogger.

I BLOGGER ALLA CONQUISTA DELLA PUBBLICITA' CLASSICA
Sabato 19 febbraio Massimo Guastini, contro tutti i pronostici, è stato eletto Presidente dell'ADCI Art Directors Club Italiano, l'associazione che raccoglie i migliori creativi della pubblicità e della comunicazione italiana.

Massimo ha vinto anche grazie alla capacità di dialogare in rete con il suo blog http://kttbblog.splinder.com/, accettando critiche e confronto.

Nel suo consiglio siedono altri tre blogger di lungo corso:

Mizio Ratti http://www.mizioblog.com/
Paolo Guglielmoni http://geekadvertising.wordpress.com/
Gianni Lombardi http://scrittorefreelance.blogspot.com/

In questo consiglio l'esperienza Internet 2.0 è ben rappresentata ed è anche una priorità: apertura, trasparenza, rilevanza e consistenza sono i valori del Club, a cui si aggiunge la disponibilità al confronto anche online.

In attesa di riportare online il Blog ufficiale ADCI, l'Art Directors Club Italiano può essere seguito qui

Sito: http://www.adci.it/

Pagina Facebook:http://www.facebook.com/pages/adci/114544328578996

Twitter: @adcinews


In bocca al lupo e hallelujah, BrancaLeoni.

Anche la donna sogna di volare.

domenica 20 febbraio 2011
Ho sempre detto che il freeriding è un po' come volare.
E' una sensazione. Una cosa che ti senti dentro.
Quando in mezzo a un silenzio totale ti immergi quasi totalmente in una nuvola bianca, e tutto sembra all'improvviso così facile. Così leggero. Basta seguire la montagna. La montagna ti ama e tu ami lei.
Segui l'onda senza gravità.

Ecco.
Questo è volare.

Publist #4: The King of Limbs.

sabato 19 febbraio 2011
I Radiohead.

Già qui dovrebbe esserci una pausa di adorazione.
Thom Yorke torna con un nuovo album, promosso, come da sua abitudine, sul web: dopo In Rainbows, pubblicizzato su iTunes,  The King Of Limbs gode del passaparola su Facebook e Twitter.

Ed eccolo lì. Thom. Quello che Margaret Mazzantini, nel libro "Non ti muovere", ha paragonato a uno strano alieno che tiene il microfono come se fosse un pulcino morto.



Thom porta tempesta. Ogni volta che esce un suo disco succede qualcosa di imperscrutabile.
E' come se la sua voce cambiasse i destini, come se spostasse le cose.
L'ultima volta che l'ho sentito cantare ero al suo concerto,  a Milano, per il tour di In Rainbows.
Quando ha chiuso con Paranoid Android ho pianto. Non era niente, era solo una sensazione: come se il cielo mi si stesse rimettendo in ordine sopra la testa, cambiando l'ordine dei suoi tasselli.
Everything in its right place.

Il giorno dopo è cominciato un lungo processo, inesplicabile, che mi ha portato, un anno dopo, a vivere a 20 metri dal luogo del misfatto. Che dire? Quando capitano queste cose mi limito a ripetere "God Loves His Children" come un mantra luminoso.

Ma vedere Thom ballare è oltre.
Vederlo ballare Bodysnatchers al concerto, come se fosse investito da un fulmine, è stato un momento ipnotico.
E non solo per me.

Ed è con grande emozione che vi presento la nascita di un nuovo, superfresco, meme di giornata. Appena sfornato. DANCING THOM.
Perchè solo lui può.
Grazie Dio, per averci dato Thom. Grazie Thom, per tutto il resto.



Il labirinto femminile - pagina 33.

martedì 15 febbraio 2011

Mi sono beccata Alfonso Luigi Marra in tutte le salse.
Lui, sua figlia, la Arcuri. E poi Ruby. Allora penso, ok, i casi sono due: o questo è un genio, ed è talmente un tosto che non gliene frega niente di come si parla di lui purché se ne parli, oppure è un folle. Il dubbio ce l'ho, alla fine, a ben pensarci, i suoi spot sono un fantastico esempio di viral. No?
All'ennesima puntata colgo l'appiglio: posso scaricare 114 pagine del famoso libro! Evviva! Rullo di tamburi!
Finalmente potrò scoprire ciò che non devo sapere! Basta, non me lo faccio ripetere due volte.


E via, parte la serata con Marra. Devo leggere, devo capire.
Un sospetto ce l'ho, ma una chance non si nega a nessuno.
Ok, prima pagina. Pazzesco, una lista di libri che devono uscire dalla sua penna. E come fa a scriverne così tanti? Vabbé, andiamo oltre.
Dedica da apnea. Non perché lascia senza fiato ma perché non c'è una virgola a pagarla. Cito.



Dedico questo libro ai ro-
mani e a Roma per la loro
cosmopiliticità intesa anche
come apertura a una perpe-
tua rianalisi della propria
cultura dal punto di vista di
quella degli altri, siano essi
stranieri o portatori - mo-
desti o sommi - di nuovi sa-
peri. Cose qui consuetudi-
narie da millenni, in virtù
delle quali io, forestiero e
assertore di una nuova cul-
tura, dal 3 luglio 2010, gior-
no in cui vi sono approdato,
ho sentito Roma mia città di
adozione dopo una vita in
cui mi ero sentito estraneo
o persino in conflitto con le
culture di altri luoghi dove
sono vissuto.

EEEEEH?
Penso che sia colpa mia. Si, sicuramente è colpa mia, che trovo più verità nei libri di Welsh che nella Bibba. Colpa mia. Che non capisco.
Andiamo avanti. Ah, il famoso epistolario! Ma aspetta un attimo. Ma non dovevano essere sms? Ma sono lunghi due pagine? Ma siamo sicuri?
Rileggo meglio. No, ragazzi, questi non sono sms. Nessuno ha mai scritto in un sms le parole "almanaccare", "rinunziare" o "strullamente". Il correttore automatico me le segnala, non esistono queste espressioni. O cose tipo "sono giunto alla conclusione dell'opportunità di concludere questa vicenda". COSA? Vuol dire che è finita? "Ti contesto quest'assurda cripticità". Aiuto. 

Scusa Marra, non ce la faccio.
Mi spiace. Non riesco ad arrivare in fondo, non riesco, ahimé, a giungere finalmente al bandolo della matassa e delle grandi verità che non dovrei sapere. Mi vien da pensare che forse è proprio per questo che nessuno le sa. 
Mi fermo a pagina 33. Gli anni di Cristo. Simbolico.
Però una soddisfazione diamogliela, a Marra, che per quanto ne so ha scritto un libro interessante (forse), visto che non l'ho letto: facciamolo diventare protagonista di un contest. Ci mettiamo tutti a leggere il suo libro e vediamo chi dura di più.
Chi arriva fino in fondo racconta il libro agli altri e vince il fantastico traduttore!
Marra - Italiano, Italiano - Marra. Compralo, è bellissimo.

E adesso ridiamoci su, perdio.

Digital News: segnalazione.

lunedì 14 febbraio 2011
Segnalo il seguente blog: Monsters&Co.
Appena nato ma già pieno di ... sogni. Per il futuro.
Dedicato a tutti i daydreamers.
Anche su Facebook.

Ricette sbagliate #5: schifezza pronta in 5 minuti, solo 5 vedrai.

domenica 13 febbraio 2011
Benedetto colui che ha inventato i preparati in busta.
Salvifici. Apri la busta, mescoli con pochi ingredienti e lo sbattimento è dimezzato.
Giù di budini, torte allo yogurt, cioccolata in tazza. Sono chimici? Chissenefrega! Una volta ogni tanto permettono di realizzare quel sogno proibito di mangiare qualcosa che non assomigli a uno scherzo della natura.
A meno che. Non siate me.
La nostra eroina riesce a rendere complicato anche preparare una torta in busta.

Ricette sbagliate #5: schifezza pronta in 5 minuti, solo cinque vedrai.
Voglia di torta? Perfetto. Prendete quella busta che avete messo laggiù proprio in occasioni come questa.
Visto? E' luccicante, intonsa, carica di promesse.
Ha un'immagine invitante disegnata davanti, quella della torta ai semi di papavero che tanto adorate. Siete così
lucidi che avete preparato anche la marmellata di albicocche per la farcitura.
GNAM GNAM.
Non resta che voltare la confezione e leggere la lista degli ingredienti che dovete aggiungere.
A questo punto scatta il piccolo particolare che vi è sfuggito, e cioè che è scritto in TEDESCO. E voi il tedesco non lo sapete, giusto? Ma no, non andate su Google Translator! E' da losers! Andate a sentimento, c'è più gusto!
Buttate dentro burro, zucchero, pinoli, latte, succo di frutta, pistacchi sbucciati, basilico, penne all'arrabbiata, peli di gatto immaginario.Tutto dentro. LA'. Statisticamente parlando, qualcosa di giusto ce l'avrete messo dentro, no?
Tutto in teglia, poi in forno:180° preriscaldati finché ne avete voglia.
Et voilààààààà.

RISULTATI OTTENUTI FINORA:
Non pervenuti, la cosa è ancora in forno. Ho paura.
Morti sopraggiunte: finora nessuna.
Fin qui, tutto bene. Forse.

Digital News: perché ostinarsi a chiamarle Serie tv?

sabato 12 febbraio 2011
Le mie ultime abitudini sanciscono quella che, ad ampio raggio, potremmo riconoscere come la vera e propria fine di un'era e l'inizio di un'altra.
L'affermarsi di una MTV Generation dalla scarsa attenzionalità ha prodotto un nuovo modo di attingere alle informazioni , e la creazione di un nuovo veicolo per il formarsi delle mitologie contemporanee: la serie Tv.
Facciamo un passo indietro. Assumiamo che i valori condivisi socialmente si trasmettano attraverso narrazioni di diverso tipo: la storia umana presenta, nella sua evoluzione, l'evoluzione dei modi stessi di raccontare, caratteristici ma più che altro corrispondenti a diverse formae mentis.
In principio fu il racconto orale, subito trasformato in trasposizione scritta, sfruttando un media di più facile conservazione. Da Esopo sulle pietre, alla Bibbia di Gutenberg (cosa credete), al film in tutti i suoi possibili generi, fino al programma televisivo: ogni generazione ha determinato la forma narrativa più adatta per i suoi valori fondanti. Come si sono evolute le forme narrative, così si sono evoluti i personaggi e gli eroi che venivano raccontati.
Ed eccoci, oggi, all'affermarsi della serie tv.
Questo, a mio parere, per diversi motivi: innanzitutto, la serie tv permette un'analisi sociale più ampia, grazie all'approfondirsi e alla caatterizzazione di diversi personaggi, e quindi di diverse storie che si intrecciano l'una sull'altra, permettendo un processo di scelta e identificazione più semplice.
Prendete MadMen: non credo che tutti vi identifichiate in Don Draper.
Io sono molto più Peggy, ad esempio. Per ovvi motivi.
Oppure prendete Misfits. Nathan è il portavoce di una generazione che si esprime attraverso diversi codici comportamentali, in maggior parte negativi. Tuttavia, c'è pur sempre spazio per le aberrazioni di ognuno.



Comunque sia, si tratta sempre di un'identificazione parziale. Il plus delle serie sta appunto nella loro shortness: via una, avanti un'altra. Proprio come la definizione dei processi identitari attuali, dove cambiamo schizofrenicamente maschera con la stessa velocità con cui cambiamo i calzini, perché le circostanze lo richiedono, data la complessità della vita urbana contemporanea.
La marginalità resta, forse proprio per questi motivi, un tema ricorrente. Anche se non ha l'accezione negativa di un tempo: il Bazinga di Sheldon Cooper (The Big Bang Theory) ne è una prova inconfutabile.

Ok. A fronte di tutto questo pippozzo, che non ha assolutamente nulla di geniale, ma si limita a esporre dati di fatto, io mi chiedo per quale motivo ci si ostini a chiamarle serie Tv. Visto che di Tv hanno ben poco.
Chi di voi le segue sul piccolo schermo e non, ad esempio, sui canali in streaming o scaricandoli direttamente dalla rete? L'ultima serie Tv vera e propria è stata Lost: un appuntamento settimanale che provocava liti tra fidanzati, serate improvvisate, ammassamenti di gente in tensione in mini appartamenti, senso di esclusione per chi non seguiva la serie (aka, io), etc. Roba grossa.
Adesso sfido chiunque fra voi a non seguire spararsi almeno 3 o 4 puntate di fila della sua serie preferita. Non ce la fate. Volete tutto e subito. Perché il digitale ve lo permette, e quindi, perché no? Ma questo, se ve ne siete accorti, è tutto fuorché Tv.
La risposta è questa: Naming: Fail.