Have faith in losers.

mercoledì 29 luglio 2009
A me piacciono i perdenti. Seriamente.
Mi affascinano. Li trovo disarmanti e irresistibili, nella loro mancata rassegnazione allo stato delle cose.
E non sono l'unica. Altrimenti i libri di Palahniuk, e di Coupland, e di Ellis, non sarebbero tanto venduti.
Il perdente è una categoria da non sottovalutare.
Il perdente ci ha provato, e ha perso.
Magari non ci ha provato, ma avrebbe voluto.
Ha perso e forse è troppo tardi.
Quante volte abbiamo giocato e perso, e lasciato brandelli di cuore e speranza qua e là.
Anche io ci sto provando. Magari poi perdo. Magari davvero devo abbandonare l'idea di fare il copy, e ritirarmi sulle alpi Cozie a coltivare cardi, in uno stato di armonica comunione con la natura. Loser. Perdente. Però con grinta.
E' per questo motivo, forse, che simpatizzo sistematicamente con le campagne che hanno perso a Cannes, più che con quelle che hanno vinto.
Tipo queste qui.
Che sono belle. Più belle delle campagne Marmite, per esempio. O Alka Seltzer.
Che ci hanno provato.
E hanno perso.



Beate loro.

Grey Barcelona
Pilot Water Resistant.

JWT Shanghai
China Environmental Programme.

EURO RSCG Buenos Aires.
Psp: Adrenalin. In small doses.


Tom Tom.

lunedì 27 luglio 2009

Ecco.

A proposito di navigatore.

Anche se sono fortemente propensa a credere che non sia solo per il fatto di guidare una Fiat, e non un Land Rover, che mi perdo sempre (nella migliore delle ipotesi) e sono un pericolo pubblico ambulante (nella maggioranza delle ipotesi).
E non ho neanche l'iPhone, comunque.

Provincia-Milano: un viaggio lungo una canzone.

venerdì 24 luglio 2009
Ho deciso di tentare la strada Milanese in una torrida notte. Milanese, per l'appunto.
A un certo punto, relativamente presto, il copy giunge a un bivio: o si accontenta di fare gli annunci per i Centri Commerciali della sua provincia dorata, navigando felicemente tra i suoi amatissimi giochi di parole, o tenta la strada della gloria. O perlomeno, della professionalità.
Personalmente ho aspettato di avere una certa confidenza nele mie capacità, o perlomeno nelle mie basi, prima di tentare il salto. Perché bisogna saper riconoscere il momento giusto, senza forzare le grosse trasformazioni.

Insomma, dopo un paio di anni di copywriting in una piccola/piccolissima agenzia di provincia me ne stavo scorrazzando per Milano a bordo di una decappottabile con un amico giocando al gioco del "se fossi" (se io fossi Mallory Knox adesso uccideremmo qualcuno-ma tu sei Mallory Knox-ah già mi ero dimenticata) quando, all'improvviso, dallo stereo è uscita una canzone. Come se l'avesse sputata. Di quelle canzoni che ti fanno pensare, ehi, sta per succedere qualcosa. Qualcosa di grosso.
Così ho guardato il mio amico e ho pensato: Magari sto per innamorarmi. Poi ci ho pensato bene, e ho scartato l'idea.
Ho guardato la macchina e ho pensato: Forse stiamo per morire, poi mi sono toccata una tetta e ho scartato l'idea.
Ho guardato la mia immagine nello specchietto retrovisore e ho pensato: Forse sto per vomitare, poi ho realizzato che non ci sarebbe stato niente di minimamente grandioso.
Poi ho guardato Milano e ho pensato che forse stavo per venirci a vivere.

Tre mesi dopo varcavo guardinga e sospettosa la soglia dell'Agenzia che mi aveva scelto, conoscevo le mie prime coinquiline e respiravo, finalmente e per la prima volta, quell'aria torbida e affascinante di fermento e insieme di stantìo che avvolge il magico mondo dell'advertising, e mi rendevo conto, come già supponevo, di avere ancora molto da imparare.
Tre mesi dopo erano praticamente tre settimane fa.

E' che non riesco a smettere di pensare che secondo me non è una coincidenza, il fatto che quella sera, quella canzone fosse suonata da un gruppo che si chiama Cut Copy.

Copywriter - The beginning.

mercoledì 22 luglio 2009
Allora, io dovevo fare la groupie.
Trucco pesante dai quindici anni in poi, una malsana passione per il suono delle corde, qualsiasi esse siano. Un paio di Vic Firth fatte venire dall'America, una collezione sterminata di 33 giri, qualche rockstar minore baciata durante un concerto ancora più infimo e una massa di capelli dominta dall'anarchia. Ho amato uomini morti, per overdose (Sid), per suicidio (Ian), o semplicemente gay (Brian). Vivi, meno. Un complesso di Elettra incurabile per un papà ex rockstar. Dovevo fare la groupie.
Poi un giorno mi hanno detto "Scrivimi un titoletto". E ho scoperto che era divertente.
Mi hanno detto "Scrivimi una bodycopy". E quando ho scoperto cos'era una bodycopy, ho scoperto che era divertente.
Poi hanno tirato fuori una serie di paroloni assurdi e incomprensibili, brief, pre production meeting, CRM, Dem, layout, strategic planner, copywriter, art direction, concept, copy strategy, visualizer, account executive.
E lì per lì ho pensato che erano tutte cazzate.
Ma era già troppo tardi. E' andata proprio così.
Adesso faccio la copy.
A modo mio.